Giovani cura del mondo – riflessione biblica
Giovani cura del mondo
Mt 8, 1-4. Mt 8, 14-15
Riflessione biblica di don Luigi Verdi (Fraternità di Romena)
Gesù, a questo punto del vangelo di Matteo, inizia la predicazione del Regno dei cieli con tanti miracoli: alle parole seguono i fatti, alle prime impressioni i gesti. Gesù è il Dio fatto uomo che parla coi fatti: amo i gesti di Gesù, amo il suo toccare, vedere, guarire, abbracciare, incontrare. Gesù inizia a guarire dopo aver parlato, su un monte, di beatitudini, di provvidenza, di nuova giustizia, di creato, di luce e sale: prima si è guardato intorno, si è accorto e poi ha guarito le persone più bisognose. Si è preso “cura del mondo”: e la folla lo continua a seguire, stupita più che mai, forse curiosa, ma certamente al sicuro con Lui. Il primo personaggio che incontra è un lebbroso, che si prostra davanti a Gesù. Il lebbroso non aveva solo una brutta malattia contagiosa e molto dolorosa, ma si portava anche pesi, solitudine e sofferenze interiori a cui la lebbra rimandava. Infatti chiede a Gesù di purificarlo, di renderlo puro, quasi ancora schiavo di una legge antica, quella ebraica, che giudicava “impuri e peccatori” uomini come lui. E la sua richiesta è molto delicata ma sicura: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Gesù agisce subito, ridando dignità a quest’uomo che si sentiva sbagliato: gli tende la mano, lo tocca e lo purifica. Gesù dice: “lo voglio!”. Il volere di Dio è questo impegno di guarigione, salute e liberazione dell’uomo: Gesù ci ridà la libertà da ciò che ci soffoca, ci blocca e ci toglie energie; ci libera dalla Legge quando diventa oppressione, malattia, falsa sicurezza, quel masso che provava a chiudere il sepolcro del risorto ma che Lui ribalta. Ma lo stile di Gesù è soprattutto la discrezione, il silenzio, l’umiltà: “guarda di non dirlo a nessuno”. Più un dono matura nel profondo di te, più diventa te, più ti cambia e ti porta ad essere una vita che testimonia, che ama e si dona. Se qualcuno si prende cura di te, anche tu poi impari a prenderti cura degli altri, di chi incontri. Per questo è importante che da dentro di noi si espanda, per contagio, questo sentirsi così amati da Dio, non dalla Legge perché fai il bravino. Puoi anche essere libero di andare dal sacerdote, presentare l’offerta e testimoniare ai capi religiosi del tempo la tua libertà ritrovata, che si vede più dalla luce degli occhi che dal tentativo di tirare l’attenzione con polemiche e grida inutili perché solo di opposizione. Il lebbroso è ora libero di andare e non dipendere più da nessuno, nemmeno dal Maestro.
Gesù non sta solo in piazza, ma entra anche nelle case: va a casa di Pietro e guarisce la suocera. Anche Pietro aveva una famiglia, relazioni belle e grandi, magari anche difficili come possono essere oggi quelle con i suoceri. Gesù le tocca solo la mano e la suocera guarisce dalla febbre. Alzandosi, come una risurrezione, ella si mise a servire Gesù: l’amore ricevuto diventa amore donato, condiviso. Soprattutto quando ti liberi da ruoli e belle figure da fare, puoi donare con più bellezza e semplicità quello che sei. Impari ad aver cura del mondo perché qualcuno si prende cura di te, di come sei.