Giovani viandanti nel mondo – riflessione biblica
Giovani viandanti nel mondo
Lc 10, 1-16
Riflessione biblica di don Luigi Verdi (Fraternità di Romena)
Manda, Gesù, manda i suoi discepoli senza esami preliminari e senza assicurazioni e garanzie. Affida il suo semplice messaggio, “Il regno di Dio è vicino”, ad un gruppo di scalcagnati senza laurea in teologia, ad un pugno di straccioni che oggi faremmo presto a definire “ultimi, barboni, devianti”. Eppure questa era la platea di Gesù, a questi prevalentemente si rivolgeva. E li invia davanti a sé per il solo fatto che lo avevano ascoltato, che le sue parole gli avevano inumidito gli occhi e fatto battere il cuore. Nessuno di loro si è offerto, nessuno si è reso protagonista. Dio sceglie e poi l’andare o il non andare dipende dall’uomo, è affidato alla sua libera e umile risposta.
E manda insieme, “a due a due”, perché lo sa il Signore che non è bene che l’uomo sia solo, lo sa che abbiamo bisogno di essere l’uno sostegno per l’altro, l’uno regola all’altro nei dubbi o nella tentazione di cercare scorciatoie; lo sa il Signore che dobbiamo confermare l’uno all’altro le sue parole, diventando testimoni scambievoli del messaggio di Gesù. E forse anche perché il messaggio non sia un’azione di uomini individualisti, che possano sentirsi unici o leader gonfi come i papaveri.
Li invia invece, questi personaggi ingenui e sempliciotti, come pecore tra i lupi, cioè inermi, fragili, consapevoli di poter essere divorati e sbranati proprio come il messaggio che portano. Proprio come l’Agnello che li invia. E non basta essere agnelli, li vuole disarmati, senza accessori: senza bastone, simbolo del potere che ti consente di raggiungere l’altro prima ancora della tua mano, senza bisaccia che ti permette di conservare un po’ di cibo; addirittura senza sandali, perché sentano la polvere sotto i piedi e la terra che a tutti appartiene. Per prepararsi all’incontro con l’altro bisogna farsi povero, spogliato di ogni potere altrimenti, come un lupo, corro il rischio di sbranare l’altro, di dominarlo o di derubarlo.
Così il messaggio entra nella casa, il luogo del privato, delle relazioni, degli affetti, delle relazioni più̀ immediate. Il Vangelo cioè entra, non solo nella persona, ma nella famiglia, nelle relazioni tra le persone: e ci dice che si può stare insieme non come lupi ma come agnelli, senza cercare il dominio del più̀ forte, ma la solidarietà̀ fra tutti. Avendo dato tutto, ti sei esposto, sei arrivato povero e bisognoso e gli altri ti accolgono e a loro volta diventano come te, imparano a dare: da qui inizia il circolo del dono e della vita, saper donare e perdonare e amare.
Questo in fondo chiede Gesù ai discepoli: fate vedere dove sta di casa la bellezza, additate la strada da seguire, abitate la gioia di stare insieme. Il messaggio urgente da trasmettere è quello di guardare il mondo in profondità, di affondare lo sguardo nel quotidiano per far battere il cuore dell’eterno. “E’ vicino il regno di Dio”, è già qua, non bisogna invocarlo o aspettarlo, non bisogna costruirlo o edificarlo, ma è qua, pronto ad essere goduto, nella fraternità, nel mangiare e bere insieme, nel sentire una dolce pace permeare tutte le nostre fibre, tutte le nostre cellule. Dio, è nel mondo.
Quanta paura ci fanno i lupi? E quanta parte di lupo dimora in me, quella parte pronta a divorare l’altro solo perché diverso?